Impianto di Monza

impianto di depurazione di monza

Situato nel quartiere San Rocco di Monza, l’impianto è stato realizzato tra gli anni Settanta e Ottanta sulla sponda sinistra del fiume Lambro su un’area di 12 ettari. I Comuni serviti sono:

Associati:

  • Aicuzio
  • Albiate
  • Arcore
  • Besana Brianza
  • Bernareggio
  • Biassono
  • Briosco
  • Burago Molgora
  • Camparada
  • Carate Brianza
  • Carnate
  • Concorezzo
  • Correzzana
  • Desio
  • Giussano
  • Lesmo
  • Lissone
  • Macherio
  • Monza
  • Muggiò
  • Nova Milanese
  • Renate
  • Ronco Briantino
  • Seregno
  • Sovico
  • Sulbiate
  • Triuggio
  • Usmate Velate
  • Vedano al Lambro
  • Veduggio con Colzano
  • Verano Brianza
  • Villasanta
  • Vimercate


Convenzionati:

  • Arosio
  • Barzanò
  • Carugo
  • Casatenovo
  • Cassago
  • Cinisello Balsamo
  • Cremella
  • Inverigo
  • Mariano Comense

Sono stati realizzate in oltre settant’anni di attività, numerose opere che hanno permesso di prevenire l’inquinamento e di recuperare dal degrado ambienti già compromessi, contribuendo a migliorare la qualità della vita nel vasto territorio servito, un’area densamente urbanizzata e industrializzata. La lunga rete di collettori fognari intercomunali e il grande impianto di depurazione, infatti, servono per allontanare da 36 centri abitati le acque inquinate raccolte dalle fognature comunali e per depurarle prima di immetterle nel fiume Lambro. Ciò ha consentito un graduale, ma significativo recupero anche di questo corso d’acqua che per oltre vent’anni, da Briosco a Monza, è stato una fogna a cielo aperto. Presso l’impianto di depurazione di Monza sono presenti gli uffici tecnici che sovraintendono alla progettazione e alla gestione degli impianti, gli uffici amministrativi, che provvedono alla conduzione economica e finanziaria della Società e un attrezzato laboratorio chimico, dove vengono effettuate accurate analisi delle acque e dei fanghi prelevati nelle diverse fasi del processo di depurazione ed eseguiti i controlli dei campioni delle acque di scarico prelevate presso le aziende presenti sul territorio servito. La gestione degli impianti è eseguita puntando sull’efficienza e sulla qualità del servizio reso, effettuando inoltre studi sul territorio per ottimizzare gli interventi inerenti al ciclo integrato dell’acqua.

Situato nel quartiere San Rocco di Monza, l’impianto è stato realizzato sulla sponda sinistra del fiume Lambro su un’area di 12 ettari. Costituito da numerosi manufatti tecnologici, dotato di macchine e di strumenti sofisticati (sistema centralizzato di monitoraggio e telecontrollo delle diverse operazioni eseguite) l’impianto riceve quotidianamente una notevole quantità di acqua inquinata che, dopo una serie di trattamenti depurativi, viene immessa nel fiume. Come si è già scritto, la realizzazione dell’impianto è avvenuta nel tempo, di pari passo con le esigenze di salvaguardia del territorio dall’inquinamento e con le soluzioni tecniche che il settore della depurazione delle acque man mano proponeva. L’attento e continuo quantitativo e qualitativo dei presidi depurativi ha consentito all’impianto di depurazione di raggiungere dimensioni ragguardevoli, di mantenersi tecnologicamente all’avanguardia e di rispondere adeguatamente alle richieste di un numero sempre maggiore di Comuni soci e convenzionati, trattando volumi sempre crescenti di liquami fognari. L’impianto depura annualmente circa 75 milioni di metri cubi di acqua (un metro cubo corrisponde a mille litri) e produce 15000 tonnellate di fanghi di depurazione (una tonnellata corrisponde a mille chili). Sono numeri questi che testimoniano l’importanza dell’attività dell’impianto di depurazione.

In prossimità dell’impianto di depurazione l’articolata ed estesa rete dei collettori intercomunali si riduce a due condotti di notevoli dimensioni. La grande quantità di acqua che giunge dall’impianto contiene tutto ciò che di inquinante ha ricevuto nelle case e negli stabilimenti del territorio servito. L’impianto provvede a trattenere e a trasformare le sostanze inquinanti per mezzo di una serie di trattamenti fisico-meccanici, biologici e chimici.

Le sostanze solide grossolane contenute nell’acqua che arriva al depuratore (piccoli legni, brandelli di plastica, pannolini, bastoncini cotonati, ecc) vengono subito fermate da una serie di sei griglie, due a maglie larghe e quattro a maglie strette. Un pettine raschiatore a movimento automatico provvede a liberare le griglie da questo materiale, che viene raccolto e successivamente allontanato.

Dopo la grigliatura l’acqua raggiunge due profonde vasche rettangolare, dove la velocità di flusso si riduce considerevolmente. In questa condizione i materiali pesanti in sospensione, come la terra e la sabbia, si depositano sul fondo, mentre le sostanze più leggere dell’acqua, come gli oli e i grassi, tendono a salire in superficie. Il galleggiamento di queste sostanze è favorito anche dall’aria che viene forzatamente immessa nelle vasche. L’ossigeno in essa contenuta risulta estremamente utile per ridurre gli odori e per iniziare il processo biologico di depurazione. Per mezzo di appositi raschiatori le sabbie e gli oli vengono convogliati in tramogge, separati e opportunamente smaltiti. L’acqua inquinata continua così il suo processo.

Dopo il trattamento di disolea tura e di dissabbiatura l’acqua raggiunge due grandi vasche circolari. La velocità di flusso si riduce ulteriormente e altre sostanze sospese nell’acqua si depositano sul fondo delle vasche: circa un quarto degli inquinanti biodegradabili e la totalità delle sostanze sedimentabili. I materiali sedimentati costituiscono i fanghi primari, che vengono estratti dalla vasche e avviati alla “linea fanghi” per essere trattati.

L’acqua ancora fortemente inquinata dalle sostanze organiche in soluzione, è inviata in sedici grandi vasche, dove viene effettuato il trattamento di ossidazione biologica. Per questa fase della depurazione occorre un esercito di microrganismi aerobi, cioè microscopici esseri unicellulari che crescono solo in un ambiente ricco di ossigeno, nutrendosi delle sostanze organiche inquinanti. Nell’acqua che giunge in queste vasche c’è ancora tanto cibo per questi microrganismi, ma manca l’ossigeno. Per fornire questo elemento in quantità sufficiente, vengono utilizzati quattro potenti ventilatori. L’aria che essi immettono nelle vasche viene diffusa ovunque attraverso un sistema di tubi forati immersi. Nei liquami così arricchiti di ossigeno, i microrganismi (denominati fanghi “attivi”) si riproducono a miliardi, divorano le sostanze organiche ancora presenti, crescono e si aggregano a tal punto da divenire sedimentabili cioè sufficientemente pesanti da depositarsi sul fondo delle vasche in condizioni di quiete.

Dopo il trattamento di ossidazione le acque vengono immesse in cinque grandi vasche circolari per essere chiarificate. Qui, infatti i fanghi attivi si depositano sul fondo delle vasche, da dove vengono raschiati ed estratti. L’acqua, liberata dalla maggior parte delle sostanze inquinanti presenti all’ingresso dell’impianto di depurazione, si avvia verso le vasche di filtrazione, mentre i fanghi attivi estratti prendono due direzioni: una parte viene subita ripompata nelle vasche di trattamento biologico per mantenere costante la concentrazione di microrganismi presenti, la parte eccedente è sottoposta a successivi trattamenti assieme ai fanghi provenienti dalla vasche di sedimentazione primaria.

E’ un trattamento che riduce ulteriormente la quantità delle sostanze inquinanti ancora presenti nell’acqua, in particolare provvede a trattenere i solidi sospesi. L’impianto è costituito da una serie di 16 vasche in ciascuna delle quali è disposto un doppio strato di sabbia e di antracite (carbone fossile duro e nero) che funziona da filtro. Nella parte superiore del “letto” stanno i granelli di antracite per uno spessore di 80 centimetri, mentre inferiormente sono disposti quelli di sabbia, per uno spessore di 40 centimetri. L’acqua proveniente dalle vasche di sedimentazione secondaria attraversa per gravità il doppio strato di granuli e successivamente viene incanalata verso le vasche di disinfezione con una quantità di solidi sospesi decisamente inferiore a quella presente prima di questo trattamento. Quando un letto filtrante risulta intasato dalle sostanze trattenute, il sistema ripristina la sua completa funzionalità provvedendo al contro lavaggio dei granuli di sabbia e antracite.

Dopo la filtrazione, l’acqua si presenta sostanzialmente priva di sostanze solide in sospensione, trasparente, ma contiene ancora batteri e virus che possono essere pericolosi per la salute dell’uomo. Prima di essere immessa nel Lambro, essa viene quindi sottoposta ad un ultimo trattamento, la disinfezione, che in questo impianto di depurazione, avviene con l’uso di ipoclorito di sodio (la Comune candeggina), il killer dei germi patogeni. Al fiume arriva un’acqua non certo potabile ma assolutamente priva di sostanze inquinanti, secondo quanto prescritto delle leggi attualmente in vigore, anzi, per alcuni parametri, migliore dei limiti indicati dalle stesse.

I fanghi estratti dai processi di sedimentazione sono sottoposti ad una serie di trattamenti prima di essere avviati allo smaltimento. In primo luogo vengono ispessiti, cioè concentrati per eliminare parte dell’acqua in essi contenuta, mediante un ispessitore statico e due ispessitori dinamici. In seguito, dopo un trattamento di lisi termica, vengono stabilizzati per mezzo della digestione anaerobica, un processo che avviene in assenza di ossigeno in serbatoi chiusi alla temperatura di circa 33 gradi. In queste condizioni i metanobatteri trasformano la sostanza organica in sostanza mineralizzata (non più putrescibile) e producono gas biologico. Il biogas, sotto forma di energia, è utilizzato per il riscaldamento dei digestori, il funzionamento dei ventilatori necessari all’aerazione delle vasche di ossidazione ed il riscaldamento degli uffici. I fanghi così stabilizzati sono disidratati meccanicamente mediante centrifughe e successivamente essiccati. Al termine delle operazioni, grazie alle alte temperature di esercizio, si ottengono fanghi perfettamente stabilizzati e sterilizzati con un contenuto di umidità di circa il 10%. Le operazioni di disidratazione e di essiccamento vengono effettuate in ambienti chiusi per evitare le emissioni di odori.